Parliamo di displasia. Per definizione si dice che la displasia dell’anca è una patologia multifattoriale e poligenica. Multifattoriale perché può dipendere anche da fattori ambientali e nutrizionali. Ambientali significa che il cane fin da cucciolo può aver fatto attività fisiche esagerate o subito traumi. Nutrizionale che il cane non ha ricevuto un’alimentazione corretta, troppo povera o all’inverso anche troppo eccessiva.
Poligenica, cioè che la modalità di trasmissione ereditaria è determinata da numerosi geni. E qui viene la parte interessante della questione. Per essere certi che un cucciolo non sia displasico, non è sufficiente che i genitori siano entrambe esenti da displasia, perché potrebbero essere portatori sani della malattia. Teoricamente, per avere la certezza che quel cucciolo sia esente, dovremmo verificare non solo che i genitori siano esenti, ma anche tutti gli zii, quindi i fratelli del babbo e della mamma del cucciolo, ma anche tutti i nonni da parte di padre e madre e i loro rispettivi fratelli. Se si riuscisse a reperire tutti questi dati, avremmo quasi la certezza che il cucciolo non sarà displasico. E’ chiaro che reperire tutti questi dati è quasi impossibile, sia perché non tutti i cani vengono testati… sia perché spesso i cani displasici si tengono nascosti. Da qui si spiega perché non di rado esce fuori il cane displasico anche da soggetti con grado A e al contempo se esce fuori un soggetto displasico da due riproduttori puliti, nel 99% dei casi non si tolgono dalla riproduzione, come non si toglieranno dalla riproduzione i rispettivi fratelli, genitori e fratelli dei genitori. Quindi i geni che portano alla displasia, bene o male, sono presenti nel 99% delle cucciolate, magari in soggetti portatori sani, ma cmq presenti. E’ anche vero che accoppiando soggetti con grado A, o cmq con gradi non gravi (massimo il grado C che viene considerata una “leggera displasia dell’anca” dall’FCI), le percentuali si riducono, ma non debellano comunque il problema.
Vediamo i vari gradi:
Per concludere il discorso displasia, c’è da sottolineare che la nostra razza, fortunatamente, non è una razza pesante e con ossatura importante e anche soggetti con displasia grado E avranno una vita quasi del tutto normale. Probabilmente saranno necessari dei piccoli accorgimenti con l’avanzare dell’età, come limitare gli sforzi, un eccessivo moto e una alimentazione che non faccia ingrassare il cane, quello sicuramente, ma non tali da pregiudicarne la deambulazione.
Nella lastra di seguito potete vedere una displasia di grado E:
Il soggetto in questione a cui appartiene la lastra di cui sopra lo conosco personalmente molto bene e svolge una vita normalissima senza mostrare segni di zoppia, ma anzi effettua salti come se nulla fosse. Stiamo parlando di un soggetto di 6 anni. Ho visto anche soggetti di 11 anni con displasie simili muoversi normalmente e senza difficoltà salire nel baule dell’auto. Ora non voglio sminuire assolutamente questo aspetto. La displasia va presa seriamente in considerazione e infatti i soggetti di cui sopra sono stati giustamente sterilizzati e mai riprodotti, ma le mie considerazioni sono rivolte soprattutto a colore che vanno nel panico quando hanno un australian displasico, magari semplicemente con una displasia leggere di grado C. Non bisogna allarmarsi, perchè come già spiegato precedentemente, i cani faranno una vita del tutto normale. Anche operare i cani in giovane età, salvo displasia gravissime e invalidanti, personalmente lo sconsiglio, almeno che non si era acquistato un cucciolo per svolgere attività cinofile sportive come l’agility ad esempio.
Per invalidanti intendo qualcosa del genere:
Qui la situazione era gravissima e il cane in questione non riusciva nemmeno a deambulare. Le teste dei femori sono entrambe fuori dall’acetabolo e quindi è obbligatoria una operazione, su questo non ci piove.
Per quanto riguarda, invece, la displasia al gomito, il discorso è più complesso. Ci sono varie tipologie di displasia che portano poi a diversi gradi di artrosi del gomito e precisamente:
- osteocondrite dissecante del gomito (OCD)
- mancata unione del processo anconeo (UAP)
- frammentazione del processo coronoideo mediale dell’ulna (FPC)
- incongruenza articolare (IA).
La classificazione FCI prevede 5 gradi (0, bl, I, II e III). Maggiore è l’artrosi e maggiore sarà il grado di displasia del gomito. Il grado deriva sempre dal grado più alto dei due gomiti, quindi se un gomito risulta 0 e l’altro di grado III, il soggetto esaminato sarà considerato ED 3 (ED sta per Elbow Dysplasia), vediamo nel dettaglio le classificazioni FCI:
ED 0 non si riscontrano alterazioni.
ED B/L alterazioni articolari minime.
ED 1 presenza di osteofiti < a 2mm o di sclerosi subtrocleare dell’ulna e/o di INC < 2mm.
ED 2 presenza di osteofiti di dimensione tra 2 e 5mm e/o di grave sclerosi subtrocleare dell’ulna e/o di INC > 2mm; la presenza di alterazioni del profilo del processo coronoideo mediale ulnare senza evidenza di frammentazione od una fusione incompleta del processo anconeo ulnare comportano comunque il grado 2.
ED 3 presenza di osteofiti di dimensione > a 5m; l’evidenza di una o più lesioni primarie quali UAP, KL , FCP, OC / OCD comportacomunque il grado 3. Anche i cani sottoposti ad interventi chirurgici per displasia del gomito, se l’intervento è dimostrabile radiograficamente, devono essere classificati ED 3 indipendentemente dalle lesioni articolari presenti.
Nei primi tre casi i cani possono essere riprodotti, prestando comunque attenzione nella scelta dei partner per i cani B/L (B/L sta per Border Line) e ED1, mentre sono sconsigliate le riproduzione per i soggetti ED2 e Ed3.
Le considerazioni fatte per le anche, quindi se operare o meno il cane per la displasia al gomito, sono le medesime e mi riferisco sempre alla razza Australian Shepherd. Il discorso cambia per le razze pesanti, dove la displasia al gomito è più presente e se non curata adeguatamente, può diventare invalidante.