Se ben ricordate inizialmente ho affermato che non è certo che furono i primi “piccoli cani blu” che sbarcarono nella costa ovest degli stati uniti ad essere i capostipiti della razza che conosciamo oggi. Questo perché i primi “allevatori”, che virgoletto perché chiamarli allevatori nel senso che diamo oggi noi a questa parola non è propriamente adatto, raccontano di importazioni di cani da pastore direttamente dalla Spagna e Andorra intorno agli anni 20 e 30 e subito dopo la prima guerra mondiale. Alcuni soggetti arrivarono quindi con i baschi e poi venduti direttamente in America ai possessori di ranch e fattorie, altri, invece importati direttamente dalla Spagna, Andorra o anche dall’Australia.
Negli anni dopo la seconda guerra mondiale, quindi a cavallo tra il 1940 e il 1950 centinaia di altri pastori baschi si trasferirono negli stati uniti per far fronte alla grande richiesta di manodopera per la gestione dei greggi e delle mandrie e a loro volta portarono con loro molti altri cani da pastore.
In conclusione quindi possiamo dire che essere certi delle razze che hanno dato vita all’aussie è veramente complicato. Sicuramente i pastori baschi hanno avuto un ruolo importante, ma purtroppo questa popolazione all’epoca non sapeva scrivere, non parlava inglese e nemmeno spagnolo o francese, ma una lingua tutta loro e quindi non è possibile recuperare testimonianze certe sui cani da loro usati per la pastorizia.
Inoltre, c’è chi sostiene che i baschi non erano un popolo di pastori se non al pari delle altre regioni adiacenti i paesi baschi e che si specializzarono nella pastorizia proprio in America dove si trasferirono in massa soprattutto per cercare l’oro. Una volta che questo finì, dovettero arrangiarsi in altro modo e in molti si riversarono nella pastorizia.
Si pensa anche che furono pochi i baschi che portarono con sè cani negli Stati Uniti, ma che una volta là li acquistarono direttamente nei ranch americani. Per questo motivo prende piede quella che io chiamo la “teoria britannica” delle varie razze collie che provenivano dalle isole britanniche. Oggi sono in molti ad affermare che probabilmente la razza che più ha influito nella selezione dell’Australian Shepherd fu proprio l’English Shepherd e altre antiche razze da pastore collie (vedi Old-Time Scotch Collie) che provenivano dalle isole britanniche, proprio con le pecore che venivano importate da lì.
Il perché Australian Shepherd è da ricercarsi soprattutto sul suo colore merle, perché all’epoca (ma anche oggi) era del tutto normale associare una razza semplicemente al colore e i “piccoli cani blu”, arrivati dall’Australia erano appunto merle e se poi all’epoca ti capitava di vedere un cane da pastore con quella colorazione automaticamente veniva etichettato come “Australian Shepherd”. I Collie all’epoca erano spesso di colore merle, come si segnalano anche Collie e English Shepherd NBT. Poi il “mischiare” l’Australian Shepherd con l’English Shepherd sarà sicuramente stato facilissimo, perché accoppiando due Australian merle (cosa normalissima all’epoca), nascevano per forza anche cani solidi molto, molto simili agli English Shepherd e quindi la mescolanza tra questi soggetti provenienti chi dall’ovest, chi dall’est dell’America, ha poi dato vita all’Australian Shepherd che conosciamo oggi.
Vedremo poi dagli articoli storici dell’epoca come l’English Shepherd o lo Scotch Collie erano molto presenti anche nell’ovest degli Stati Uniti già dalla metà dell’800. Logicamente non vanno trascurate tutte le razze citate qui, perché questi “piccoli cani blu” da qualche razza dovevano pur venire e chissà, appunto, cosa c’era dietro.
Mi permetto però di fare alcune osservazioni. Oggi, personalmente, dopo aver visto migliaia e migliaia di aussie, dal vivo o in foto, posso affermare che bene o male rivedo tutte le razze che abbiamo citato sopra più o meno antiche, più o meno riconosciute. E questo evidenzia una cosa importante e cioè che ancora oggi la razza mostra caratteri morfologici molto diversi, non solo tra linee da lavoro e da show, ma anche all’interno delle stesse. E anche quelle colorazioni non accettate dallo standard che di tanto in tanto si ripresentano ne sono una testimonianza, come le diversità morfologiche ben evidenti soprattutto nella testa, nella posizione e conformazione degli occhi e delle orecchie, o la tipologia di pelo più o meno lungo e più o meno mosso, solo per citarne qualcuna.